by S-Bahn » Sun 21 July 2019; 22:04
Posto anch'io i miei pensieri e i miei ricordi.
La famosa e calda notte dello sbarco sulla Luna non avevo il primo dentino, ma avevo quasi 13 anni, se è vero che ora ne ho quasi 63.
Pertanto di quella notte conservo alcuni ricordi precisi, per immagini, come i filmetti di fanascenza di seconda scelta trasmessi come riempitivo, tra cui "il terzo occhio".
Se la deve ricordare anche Nespoli, che è solo di un anno più giovane di me.
All'epoca seguivo molto l'avventura e "sentivo" l'era spaziale. Mi consideravano un piccolo esperto tant'è che alle scuole medie i prfessori incaricavano me di spigare come funzionava tutto il complesso sistema dell'astronave.
@Trullo, i passi sono stati molti, entusiasmanti per chi li ha vissuti ed è nato all'alba di quell'era, un anno prima dello Sputink..., ma al di là della propaganda i grossi traguardi sono stati tre.
Il primo satellite in orbita, il primo uomo in orbita e il primo uomo sulla luna. Senza dimenticare la messa in funzione dei primi satelliti di telecomunicazione che hanno poi accompagnato le missioni e reso possibile la spettacolarizzazione delle stesse.
Qui sta una grande differenza tra USA e URSS. I primi mostravano tutto (non tutto, ma mostravano realmente molto, in diretta), i secondi agivano in un ambiente di segretezza maniacale tant'è che è sorto il sospetto, mai del tutto fugato, che Gagarin non fosse stato il primo uomo ad andare nello spazio, bensì il primo uomo a tornare vivo dallo spazio.
La corsa allo spazio fu anche un enorme sforzo finanziario. Non furono soldi buttati perché furono un enorme investimento in teconologia del futuro le cui ricadute continuano tutt'ora, tuttavia era pesante anche per le due superpotenze.
Quanto alla tecnologia con cui siamo andati sulla Luna, la consideriamo obsoleta oggi, ma allora era la tecnologia di punta, per quanto in alcuni aspetti la possiamo oggi ritenere molto semplificata.
A mio avviso quello non fu un limite ma una fortuna. Con tecnologie più sofisticate non è detto che i programmi Mercury, Geminy e soprattutto Apollo avrebbero potuto procedere con la velocità di sviluppo che li ha contraddistinti, condensando in meno di dici anni tre progetti incredibili, che ci hanno proiettati nella fantascenza.
Questo è vero soprattutto per l'informatica. I calcolatori dell'epoca erno meno potenti del chip che sta in uno smartwatch. Ma meno potenza significa anche meno righe di codice da scrivere, da testare e in cui commettere errori.
La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso,
indipendentemente da come finirà
Václav Havel