Il 24 marzo uscirà in Italia Race, il colore della vittoria (la solita aggiunta di inutili titoli secondari), che racconta la vita di Jesse Owens.
Naturalmente è noto per la vittoria dei 4 ori alle olimpiadi di berlino del 1936 su cui tornerò, ma è meno nota una sua impresa forse ancora più straordinaria. Nel 1935 realizzò 4 record del mondo (o meglio 3 più uno eguagliato) nel giro di 45 minuti, il tutto pur avendo dolori alla schiena. E lo fece a casa del nemico (no non la Germania, ma l'università del Michigan, essendo lui studente-atleta di Ohio State). Ancora oggi lo stadio riporta una placca commemorativa dell'evento
(placca che "casualmente" si dimentica di dire per chi correva
)
Il film è autorizzato dalla famiglia e si spera che finalmente faccia conoscere al grande pubblico la verità su una delle più clamorose bufale del mondo sportivo. Non è assolutamente vero infatti che Hitler indignato si rifutò di stringergli la mano. Quello che accadde nella realtà fu che Hitler la prima giornata di gara strinse le mani solo ad atleti tedeschi, non stringendole neppure a bianchi di altre nazioni. Così il comitato gli fece presente che o le stringeva a tutte o a nessuno, così Hitler optò per la seconda scelta, ma questo ben prima della vittoria di Owens. Lo stesso Owens però più volte ci tenne a ricordare che avvicinandosi alle tribune per le interviste Hitler gli rivolse un gesto di saluto che ricambiò.
La verità è che se ci fu uno che si rifiutò di incontrare Owens non fu Hitler ma incredibilmente l'allora presidente degli USA Franklin Delano Roosvelt, il quale impegnato nella campagna presidenziale non lo volle incontrare per evitare di "irritare" gli elettori degli stati del sud, fondamentali per la sua rielezione come si vede bene da questa mappa
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/ ... tymap2.PNGE non fu solo lui, la verità è che nonostante la narrativa sportiva più recente lo esalti, appena ritornato negli USA ebbe un'accoglienza piuttosto fredda e non si può certo dire che visse di gloria...
Tra l'altro converrebbe anche ricordare che sebbene partecipasse come studente-atleta e fosse iscritto all'università, e che all'epoca Ohio State fu una delle prime tra le grandi università ad avviare un processo di integrazione degli atleti di colore, Owens come altri atleti neri non poteva godere di borse di studio né tanto meno vivere nel campus e anche durante le trasferte era costretto a dormire in alberghi per soli neri
“There is a greater darkness than the one we fight. It is the darkness of the soul that has lost its way. [...] Greater than the death of flesh is the death of hope, the death of dreams.”