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esistono partiti di destra laici?

PostPosted: Tue 15 May 2007; 2:30
by pad832000
vi prego colmate questa mia lacuna. la sinistra ha grossi problemi ma la destra.. mi sembra un po leccasottane..non dico di chi senno becco una scomunica.
la mia idea è che gli italiani essendo un popolo di gente semplice ed umile segue le idee politiche del piu forte o spesso di chi alza piu la voce. senza ragionare. il problema dell influenzabilita secondo me è alta. ok al diritto di parola, ma no all ingerenza. ce chi dice che tale organizzazione ?politica? fa solo il suo dovere,nulla di piu. secondo me l italia ha bisogno di ripartire da se stessa. piu forza individuale, meno partito.che ne pensate della cosa?

PostPosted: Tue 15 May 2007; 9:31
by jumbo
secondo te cosa vuol dire "laico"?

PostPosted: Tue 15 May 2007; 12:59
by giolumi
piu che laico mi chiedo dove sia finito un partito liberale di destra in Italia, comunque in FI alcuni stanno prendendo posizioni diverse sul tema DICO, proprio in virtu dell'afflato liberale che genero la parte "in buona fede" di FI

PostPosted: Tue 15 May 2007; 13:12
by jumbo
giolumi, vale anche per te, prova a darci la definizione di "laico".

così, giusto per capire se si conosce il significato delle parole che si usano.

PostPosted: Tue 15 May 2007; 13:25
by giolumi
ci stavo pensando, effettivamente definire laico dopo tutti gli usi ed abusi fatti è davvero difficile

percui ho ci si accontenta della definizione enciclopedica del termine o si passa ad una fase successiva creando nuovi termini

io lo intenderei come coscienza che la credenza ideologica (religiosa o politca che sia) non possa essere applicata pedissecuamente nella politica democratica (ovvero di tutti), ma nel dibattito attuale è davvero così? per nulla!

PostPosted: Tue 15 May 2007; 14:16
by brianzolo
lài|co
agg., s.m.
AU
1 agg., s.m., che, chi non appartiene al clero; che, chi non ha alcun grado nella gerarchia della Chiesa cattolica
2 agg., che non dipende dal clero; che è formato da persone appartenenti allo stato laicale: associazione, confraternita laica
3 s.m., religioso non ordinato sacerdote, che all’interno di una comunità monastica svolge spec. attività manuali e profane; anche agg.: frate, fratello l.
4 agg., improntato, ispirato ai principi e agli ideali del laicismo: pensiero l., istituzioni laiche, istruzione laica | agg., s.m., che, chi condivide gli ideali del laicismo; che, chi auspica l’autonomia da qualsiasi forma di ingerenza ecclesiastica: intellettuali laici, dibattito tra laici e clericali
5 agg., estens., di gruppo, movimento e sim., che dichiara programmaticamente la propria autonomia rispetto a qualsiasi dogmatismo ideologico: partiti laici, nello schieramento politico italiano, ciascuno dei partiti che si definiscono programmaticamente autonomi sia dal dogmatismo cattolico sia da quello marxista; polo l., quello formato da tali partiti | agg., s.m., che, chi rifiuta di uniformarsi rigidamente e in modo acritico a un’ideologia: pensatore l., un membro l. del partito
6 agg., s.m. TS dir., che, chi, pur non appartenendo all’ordine giudiziario, viene occasionalmente chiamato a svolgere funzioni di giudice
7 agg., s.m. OB che, chi è privo di cultura, illetterato, rozzo

PostPosted: Tue 15 May 2007; 15:04
by jumbo
quindi propendete entrambi per una sorta di astensione da qualsiasi posizione "strutturata", religiosa o ideologica che sia.

ma questa astensione non è anch'essa in fondo una posizione ideologica?

PostPosted: Tue 15 May 2007; 15:18
by giolumi
no se applicata con la massima razionalità, si se applicata per favorire una propria idea

il laico perfetto dovrebbe prendere la decisione piu razionale e non quella dettata da un ideologia qualsiasi, ed essendo razionale non può essere contrastata se non con idee irrazionali, o dalla ignota razionalità

se vogliamo la si può ridurre in questo modo...

PostPosted: Tue 15 May 2007; 15:22
by jumbo
non si capisce

cioè stai dicendo che la laicità sarebbe rinunciare all'applicazione delle proprie convinzioni? in sostanza una roba da castrati

inoltre mi pare proprio che l'applicazione di questa presunta laicità sia nei fatti a corrente alternata.
Tra tutti coloro che chiedono ai cattolici di rinunciare a portare avanti le proprie convinzioni, chi ha mai chiesto ad esempio ai comunisti di rinunciare a fare proposte politiche in base alle loro convinzioni?
Nella sinistra, che è uno dei settori politici che più insiste sulla laicità rivolgendosi ai cattolici, quando mai si mostra la stessa insistenza verso i musulmani, che siano in Italia o in Medio Oriente?

Mi pare proprio che una laicità di questo tipo sia invece una definizione di comodo che serve a mascherare la propria avversione alla Chiesa.

PostPosted: Tue 15 May 2007; 16:59
by giolumi
temo che in senso profondo è cosi, infatti i laici della Dc votarono anche il divorzio seppure nel loro profondo questo era contrario alla loro ideologia

credo che in questo si possa trovare la profonda contraddizione tra un ideologia e la ratio intangibile, difficile da comprendere, ma inesorabile irrompe prima o poi ovunque

invece oggi, più che nei decenni scorsi c'è un ritorno all'ideologia anche negli ambienti dove prima la ragione prese il sopravvento nell'atto pratico

allo stesso tempo non tutto ciò che sta in un ideologia è irrazionale, il laico, possiamo dire così, riconosce i punti validi nell'ideologia, da vedersi anche come magma di idee, e le applica

percui è indubbio che la solidarità cristiana con il debole o il malato è ben vista e percio il laico di sinistra la applica al di fuori dal credere o meno in dio, cosi come un laico cattolico può condividere la tutela del lavoratore anche senza credere nell'abolizione della proprieta privata

se tutto funzionasse secondo ragione ogni individuo, ongi esperienza, ogni idea, ogni ideologia potrebbe o dovrebbe generare qualche intuizione che applicata laicamente (quindi indipendentemente dall'appartenere ad una delle suddette categorie) porti miglioramento a tutti e non danneggi nessuno: evolve verso l'agoniato stato della felicità in senso filosofico che di fatto è l'unica cosa sostanzialmente comune a tutti e in tutto

PostPosted: Tue 15 May 2007; 18:54
by jumbo
in tutto il tuo "discorsone" tra ideologia e ragione, ti dimentichi dell'esperienza. ti dimentichi di quel piccolo dettaglio che facendo una cosa ti permette di riconoscere, al di là di tanti discorsi astratti, se una roba è buona oppure no, se ti fa più contento oppure più triste, se fa più contenti e buoni gli altri oppure li rende più tristi e violenti.

senza considerare l'esperienza non si capisce nemmeno più cos'è la ragione, che finisce per andare per conto suo e diventare ideologia astratta (e quindi inevitabilmente violenta).

PostPosted: Tue 15 May 2007; 21:11
by giolumi
veramente la comprensione della razionalita intrinseca a tutto nasce solo dall'esperienza, questo è indiscutibile, tutte le idee che nascono vanno attentamente vagliate anche in base all'esperienza e allo stesso tempo le idee nascono sulla base dell'esperienza

e invece proprio un idea fine a se stessa, o meglio un'ipotesi fine a se stessa che è base di troppe ideologie di tipo religioso

sono sempre per il ciclo kantiano della tesi, antitesi e sintesi, ma questo è un moto razionale e non legato a imposizione dogmatiche-ideologiche