by S-Bahn » Sat 11 March 2017; 19:52
Scrivo qui perché non mi sembra che altri topic siano più appropriati.
Questa mattina triste episodio tra Monza e Arcore, direzione Lecco. E' stato trovato un uomo impiccato (probabile suicidio) ad un un palo a traliccio della TE.
Non commento la triste fine del poveretto ma la procedura che ha innescato.
Il corpo non invadeva la sagoma ferroviaria. Passando in treno l'ho visto, coperto da un telo verde, ed era ancora appeso non sul lato del traliccio verso i binari, ma sul lato in direzione Monza. Era in un tratto accessibile dall'esterno senza dovere arrivare sulla massicciata.
Da quanto ho capito la circolazione ferroviaria è stata prima interrotta e poi ripristinata con prescrizione di 30 Km/h da Monza fino al cippo successivo il luogo del ritrovamento.
Siamo partiti sul RE Valtellina a 30 Km/h, col macchinista che fischiava in continuazione come se andasse a vista coi PL fuori uso fin dall'uscita della stazione di Monza, quando invece si sapeva bene cos'era successo e dov'era successo, cioè a circa 6 Km da Monza.
All'approssimarsi del luogo del ritrovamento, ben visibile per le auto delle forze dell'ordine con i lampeggianti accesi, siamo andati per centinaia di metri praticamente a passo d'uomo.
In Italia funziona così, quando c'è un qualsiasi evento VICINO alla sede della ferrovia, che siano lavori FUORI sede o rilevamenti, non ci si fa problema a chiudere 100 Km di ferrovia, mentre sulle autostrade si lavora su decine di tonnellate di cavalcavia con le sottostanti corsie aperte al traffico.
Probabilmente due eccessi in un senso e in un altro, per non parlare dei tempi di ripristino.
Ricordiamo che la chiusa la Napoli-Portici per il crollo di un balcone e di un muro che hanno riversato solo calcinacci senza conseguenze sulla sede ferroviaria è durata 14 mesi. La pesante travata del cavalcavia crollato sulla A14 causando due morti e quattro feriti è stata rimossa in meno di 24 ore.
Il tutto mi sembra frutto di una schizofrenia folle, nonché di due pesi e due misure nei confronti del traffico privato e del servizio pubblico.
Pensandoci questo post forse starebbe bene in "L'Italia che non ama i mezzi pubblici".
La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso,
indipendentemente da come finirà
Václav Havel