Confermo quanto dice Trullo: anche oggi (domenica) c'era un lungo articolo, nella pagina delle lettere, di un dirigente di Legambiente, che accusava pesantemente la Regione Emilia-Romagna di aver tagliato i treni, poiché l'Ente preferisce puntare sulla sua società ferroviaria FER e sulle tratte che gestisce (che evidentemente non sono né la PC-CR, né la PR-CR): l'articolo continua, con l'accusa di aver allungato i tempi di percorrenza con i bus (raddoppiati, rispetto al treno, tra Fidenza e Cremona, quasi raddoppiati tra Piacenza e Cremona) e con la richiesta - dato che comunque le due linee restano aperte (ma fin quando?
) e costano in manutenzione - di lasciar provare ad eventuali imprese private l'avventura del trasporto ferroviario.
Tre riflessioni mi vengono in mente:
1) finalmente anche la "gente comune" sta cominciando a rendersi conto del grande valore che ha il TPL ferroviario e queste diffuse e spontanee proteste (seppur, per ora, solo via lettera) ne sono un segnale positivo;
2) da notare come anche la richiesta di "far provare" ai privati l'esercizio ferroviario, e quindi un sentimento favorevole alla concorrenza, stia nascendo tra la popolazione "non addetta ai lavori"; la stessa popolazione che fino a poco tempo fà credeva un dogma immodificabile il monopolio statale sulle ferrovie;
3) infine una riflessione più a largo raggio, sul fatto che il processo di disintegrazione dello Stato è ormai pienamente in atto anche a livello ferroviario, dove ormai le Regioni si comportano come Paesi a sé stanti, creando "compagnie di bandiera" e progettando servizi in modo del tutto autonomo. Cosa resterà di Trenitalia, da qui ai prossimi 10 anni? Giusto l'AV e qualche treno a lunga percorrenza?