Avete detto un mare di cose, moltissime condivisbili, vorrei richiamare una sola cosa.
Dando per scontato che ci sono stati errori di urbanistica (dai quali non si è imparato assolutamente nulla, il cemento è fermo solo per una spaventosa crisi economica) e dando ugualmente per scontato che la massa di persone e merci da muovere è notevole e che nessuna modalità ce la fa da sola, che sia indiviuale o pubblica, rimane una grossa speranza mal riposta.
La speranza mal riposta è che data una situazione di congestione basti costruiire nuove strade per risolvere il problema o comunque per avere benefici indiscussi e stabili nel tempo.Come non abbiamo imparato assolunamente nulla in urbanistica, ugualmente siamo a zero in mobilità se la pensiamo così.
La presenza di nuove infrastrutture in aree vaste e fortemente abitate influenza sia la quantità e la lunghezza degli spostamenti (perchè influenza l'urbanistica, gli stili di vita, ecc...) sia in scelta modale, perchè sposta inevitabilmente altri spostamenti sulle strade.
Non è pertanto vero che aumentando lo spazio a disposizione per la circolazione diminuisce la densità di circolazione (congestione) in quanto la circolazione stessa aumenta in proporzione, se va bene, oppure cresce più del nuovo spazio offerto.
La prova è che, anche in una situazione di saturazione automobilistica (quasi un'auto ogni adulto), il respiro dato dalle nuove inrastrutture è sempre di più breve durata (BREBEMI a parte
) e i costi salgono esponenzialmente e così il consumo di suolo.
Senza metterla giù troppo dura, stiamo rivivendo un film girato in California con mezzo secolo di anticipo, che si chiama appunto "sindrome di Los Angeles", dove da tempo la percentuale di territorio dedicato alla circolazione e alla sosta delle automobili supera il 50% dello spazio disponibile. Senza che il problema sia risolto, anzi...