by S-Bahn » Thu 01 March 2018; 17:40
Tra l'altro l'IRI per molti anni è stata indicata come un felice esempio di collaborazione tra economia pubblica ed economia privata per esempio dai laburisti inglesi.
Ci sono sostanzialmente due fasi dell'IRI. Quella di paracadute finanziario in seguito alla crisi del '29 e seguenti. L'Ente avrebbe dovuto essere una iniziativa provvisoria.
Poi la fase del dopoguerra, quella più stabile ed industriale.
Il sistema ha funzionato bene fino a metà anni settanta poi direi che hanno tirato troppo la corda per due ragioni.
Una è che avendo anche giustamente una funzione sociale, si assumeva oneri e incarichi anche in situazioni che non portavano profitti. Non è un problema purché non si superi la soglia della sostenibilità, ma probabilmente è stata la causa di difficoltà minore.
Il vero problema è sorto dopo la crisi petrolifera del '73 quando i privati riducevano gli investimenti per via della recessione e dell'incertezza sul futuro.
L'IRI compensava mantenendo alto il livello degli investimenti. Aveva un senso per limitare ed abbreviare gli effetti della crisi, ma purché ci fosse una dotazione di risorse da parte dello Stato tale da sostenere questa politica. Invece la dotazioni di risorse pubbliche era insufficiente e soprattutto erogata in ritardo rispetto alle necessità degli investimenti stesso. Questo ha costretto IRI ad un massiccio ricorso al credito privato con interessi, gonfiati dall'infrazione di quegli anni, a livelli insostenibili e che hanno causato la maggior parte delle perdite per cui il sistema è andato in difficoltà.
La successiva liquidazione di un enorme patrimonio industriale è stata fatta un po' per necessità e un po' al grido di "privato è bello", sostanzialmente svendendo un patrimonio di tutti. La stessa Corte dei Conti fece diversi rilievi sui metodi poco trasparenti di vendita a privati più o meno "amici".
La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso,
indipendentemente da come finirà
Václav Havel