Computer, senz'altro!
Ma solo per il trasporto aereo.
Sto vivendo una sorta di "nevrosi" da qualche tempo a questa parte nei confronti del personale aereo: inutile sottolineare che il trasporto aereo è pericoloso. Il calcolo statistico nei confronti dei modi di trasporto alternativi non è altro che un modo per "alleviare le proprie ansie" che, anche tra gli stessi addetti ai lavori, forse forse non sono così assenti come sembrerebbe... il calcolo statistico è solo fine a se stesso, un modo di dire per provare ad avvalorare (o smentire) un certo modo di pensare, ma che a conti fatti non prova assolutamente nulla.
La domanda quindi è: come si può fare, pur restando nell'ambito della pericolosità, estrema pericolosità, ad avere la sicurezza necessaria per poter volare? La risposta non può essere altro che: eseguire il maggior numero di operazioni possibili tenendo conto di tutte le variabili che si conoscono, nessuna esclusa. Un'impresa titanica. Ecco che subentra il computer.
L'aereo è un mezzo fantastico, collega in poche ore i continenti tra di loro, in una giornata ti porta dall'altra parte del globo, rende possibili avvenimenti e incontri che, diversamente, non sarebbero possibili, o lo sarebbero con modalità molto più complesse. Di per sè è uno strumento di vita, non di morte. Anche trovarsi lassù oltre le nuvole dà delle emozioni particolari, vedere tutto il mondo piccolo piccolo sotto, vedere il crepuscolo prima che arrivi sulla terra, insomma, una rappresentazione vera e propria della vita che, come tale, più è vita e più comporta dei rischi. Il rischio è chiaramente elevatissimo.
Ne sono consapevoli, sotto sotto, secondo me, tutti quelli che ci stanno dentro, che a quel punto possono iniziare la propria battaglia personale con la ceck list.
Una volta, per sorridere, mi sono immaginato la vita privata di un pilota, che arrivato a casa, sempre rigorosamente seguendo la propria ceck list, apre la porta secondo le istruzioni della ceck list, entra in casa (solo se è scritto nella ceck list) e lì sul tavolo trova un'altra ceck list che gli dice di togliersi la giacca, salutare la moglie e i figli, se ha i suoi bisogni da fare recarsi al bagno e in che modo farlo, ecc... ecc...
Forse è meglio far fare tutte queste operazioni ad un computer che, per sua natura, è vincolato all'utilizzo di "ceck list", le istruzioni per mezzo delle quali funziona.
Perchè il pilota, ahimè, è essere umano. Con deformazioni professionali che spesse volte, per quello che ho potuto vedere durante tutte le mie frequentazioni di aerei e aeroporti, lo inducono a chiudersi in una scatola cerebrale ermetica e non considerare altro. Va dalla "banale" segnalazione di malfunzionamento del passeggero, rigorosamente ignorata (salvo poi magari accorgersi che c'è sotto un guaio serio) a sintomi confusionali come quelli del disastro AF447 o Flash Airlines 604, ma anche il più famoso di tutti: il disastro di Tenerife, dove il fattore umano, checchè se ne dica, è stato determinante. Anzi, proprio il disastro di Tenerife fa venire alla mente una cosa molto preoccupante in tale senso: è il fallimento conclamato contemporaneo sia della ceck list, sia del pilota di grande e comprovata esperienza.
È indubbio che quando un aereo cade, o meglio, ha un incidente, avviene perchè nella ceck list non è stato previsto tale caso, oppure, perchè il pilota ha applicato la ceck list sbagliata per l'occasione...
E se lasciassimo fare tutto al computer, non sarebbe meglio? Nessun errore (tra tutte le situazioni conosciute) e nessun fattore umano a rompere le scatole sul più bello.
Inserire l'uomo e poi vincolarlo con la ceck list mi sembra una delle cose più stupide che si possano fare, così come sottovalutare, da parte dello stesso uomo, i segnali che possono venire anche da altri uomini come lui.
Il disastro di Tenerife è un vero e proprio monito.
Dov'è che sbagliano gli operatori del settore aeronautico? Di quale meccanismo mentale sono vittime?