skeggia65 wrote:Aspetta che ora arriva il difensore delle norme a ululare contro la follia elvetica, o perlomeno a difendere la complessità normativo/burocratica italica.
Non è necessario ricordare di chi si tratta, vero?
Se ti riferisci a me, sbagli. Ma soprattutto dimentichi il fatto che determinate scelte dipendono dalla accettazione del rischio. In Svizzera accettano e sopportano le conseguenze di norme più permissive (vedi anche come hanno affrontato il COVID). In Italia evidentemente no.
Io ho sempre sostenuto che si debba accettare un grado di rischio maggiore, a cominciare dai limiti di velocità stradali per finire con il non avere le porte di banchina. Le norme di ANSFISA sono frutto di una impostazione a rischio residuo “zero”, cosa del tutto utopistica, ma non tutte. Le norme hanno tutte una ratio, o discute tale ratio, o si accettano le norme. Rifiutare le norme senza conoscerne la ratio è una follia tutta italica.
La differenza sostanziale? Il rischio residuo svizzero è di gran lunga inferiore di quello italico nonostante la regolamentazione, perché in questo nostro paese le norme non si rispettano per principio. Arroganti e spocchiosi, come dice Spinosa, e, aggiungo io, profondamente ignoranti, ecco quello che siamo.
Ma anche in Svizzera le cose cambiano: la recente regolamentazione dei passaggi a livello ne è un esempio, decisamente più restrittiva, a dimostrazione che la opinione pubblica tende anche lì a rifiutare certi rischi e le conseguenze quando si avverano.