Trasporti a Milano

friedrichstrasse wrote:Ipotizzo: rimorchio bagagli, come sulle corriere dell'epoca?

Sul Monte Generoso si fa ancora ...

Segnalo un aggiornamento fotografico di rilievo: 65 immagini per l'evento dell'anno nel campo dei treni storici, il ritorno della Littorina ALn 556 (ultimo esemplare funzionante) sulla spettacolare linea Sulmona-Isernia, dove era di casa fino agli anni '70.

La festeggiata in posa sulla rampa Pettorano-Cansano:




Il treno con l'altrettanto storica ALn 668.1401:




==> Il racconto completo: http://www.stagniweb.it/Foto6.asp?File= ... =100&Col=5

Spettacolo

Grazie, Giorgio, per tutta la passione e la competenza che metti nel sito: per i treni che tanto ci piacciono, per il meraviglioso Paese che attraversano, per le macchine con cui li fotografavamo.

Sottoscrivibile in toto il messaggio precedente, salvo il tempo dell'ultimo verbo .

Mi piacerebbe chiedere a Giorgio che ne pensa del lavoro di Fondazione FS; personalmente ne ho un giudizio estremamente positivo, ma si basa essenzialmente su comunicati stampa e poco altro

Condivido il giudizio positivo, ovviamente nei limiti del ruolo istituzionale di Fondazione, che è quello di fare servizi storici e turistici, che abbiano possibilmente un riscontro evidente di pubblico, a vantaggio di tutti (quindi ad esempio sarebbe fuorviante immaginare che Fondazione possa avere un mandato di riapertura di linee al traffico regolare, quando sono state chiuse da chi ne era competente, oppure possa svolgere servizi estremamente di nicchia o che hanno ridotte chance di successo).

Il tuo sottolineo è riguardo alla Varallo Sesia e simili?

Sì, e in tutti i casi in cui si immagina che Fondazione possa sostituirsi nel ruolo di chi aveva invece pieno titolo per svolgerlo (cioè le Regioni, dall'Abruzzo al Piemonte ecc.).
Non solo per ovvia confusione istituzionale, ma anche per la disparità delle cose: un conto è un viaggio al mese, o anche alla settimana, per (assolutamente legittimi) spostamenti turistici; un altro conto è un servizio a tutti i cittadini, tutti i giorni.

Tanto più che la Fondazione si regge in piedi grazie a volenterosi appassionati, che rendono possibili i viaggi in treno storico guadagnandoci solo (solo?) in soddisfazione

Dall'aggiornamento del 3 settembre ("Di ritorno dalle vacanze: Riviera 2018 con le ultime E.444, e La ferrovia Genova-Casella 2018 con la splendida elettromotrice A2 ex Ora-Predazzo appena restaurata."):

Ma c'è una cosa che sta scomparendo quasi senza che nessuno se ne renda conto: i finestrini apribili, che cambiano radicalmente la sensazione del viaggio.

http://www.stagniweb.it/foto6.asp?File= ... =100&Col=5

Qui ci vogliono i classici 92' di applausi (anche se io me ne sono accorto benissimo; i viaggi per diporto sono stati pressoché azzerati, o allora vado in posti come i Balcani, fin che non saranno integralmente stadlerizzati pure quelli)!

Perfino chi fa le foto col natel sa (ogni tanto...) che senza vetri di mezzo vengono meglio:

92' di applausi per il servizio Riviera 2018 !

Segnalo un corposo aggiornamento (foto e mappe) sullo stagniweb, di oltre due settimane fa ma me ne sono accorto solo ora !
Bravo ...
... grazie
.... bravo
.... grazie ....

A proposito dei finestrini apribili che stanno scomparendo.

Stamattina ho preso un TSR e mi sono seduto dietro la cabina; siccome non c’era nessuno e c’era un certo odore, ho deciso di aprire i finestrini.
Mi sono guardato intorno. In tutto, solo due vetri. Di cui uno sigillato, l’altro apribile solo un pochino perché se no prendi freddo e ti buschi un malanno.

Dopo un po’, il capotreno ha deciso di vincere l’agorafobia ed è uscito dalla cabina.
Ha notato il finestrino e gli è venuto immediatamente da chiedermi:
Vuoi che chiudo, se dà fastidio?

Fastidio? Un finestrino aperto, su un treno? È questa la prima cosa che può venire in mente?
Allora smetto di rincorrere il treno.
Smetto di arrampicarmi sulla sabbia, sul terreno secco, arido, povero, per guadagnare la vista da sopra un umile portale ombroso e ricoperto di verde.
Smetto di trattenermi alla stazione, “ancora un attimo” mi dico, “passa questo treno e poi vado a casa”.
Smetto di chiedermi, quando sento le rotaie fischiare, quando un vento freddo e umido viene vomitato dalla galleria nera di carbone, quando una lumino timido si fa strada tra le curve di mattone, smetto di domandarmi cosa stia per passare.
Smetto di salire sul treno, di prendere il treno per viaggare col treno ed essere treno io stesso; come diceva un uomo che aveva capito tutto: il paesaggio s’è messo a correre più del treno e questo d’un tratto è divenuto fermo.